Vuoto per pieno [2012]
È da più di due millenni che a Carrara si lavora il territorio. Ce ne accorgiamo, ad esempio, arrivando col treno: lungo i binari, oltre i depositi pieni di marmo, di blocchi squadrati e di lastre, al di sopra di quei carriponte maestosi, che ricordano idealmente tanti archi di trionfo messi in fila, le Alpi Apuane ci appaiono subito incise, sbucciate, tagliate, come se il taglio ne avesse raggiunto le ossa. Se ci affidiamo soltanto al satellite, invece, ciò che può forse sviarci. La visione zenitale ci permette certamente di esplorare il territorio, di intuire dislivelli e superfici, definire dei percorsi e degli accessi. Eppure non restituisce la complessità dell’ambiente reale, non dà una misura sensata, prospettica, umana, e ci mostra piuttosto curiose colate, versanti bianchissimi e lisci, stradine talmente tortuose che sembrano pura invenzione. Ma entrandoci fisicamente la cava riacquista il suo peso specifico, e genera una suggestione potente, perfino sacrale. In pratica è spazio ordinato e compiuto, disposto per piani, dove il centro del lavoro si distingue chiaramente dalle zone periferiche e da aree di possibile espansione. In virtù di questi aspetti, e dell’ampiezza della cava, questi spazi sono quasi uno spaccato di città. Una piccola città monumentale e metafisica, una sorta di città che si compone in negativo; come se avessimo attorno non tanto una cava, un cantiere, un continuo tagliare e sottrarre, bensì un costruito, una splendida sintesi urbana. Spazi sui quali, nei giorni di luce pulita, si appoggia la massa compatta del cielo, che nel contrasto coi marmi si arrende e scurisce, facendo per forza la parte del pieno.
Carrara’s territory has been worked from two thousand years. You can notice that arriving there by train: beyond the depots full of marbles all along the railway, beyond the stately tackles like a row of triumphal arches, the Alpi Apuane immediately appear as a gigantic cut has reached their bones. If you only trust in the satellite view, what you see could change your mind. Because you can easily explore every part of the area, mark a distance and an access, but this view can’t illustrate its real complexity, it couldn’t give you back a human measure, and it shows some curious straining and extraordinary white and winding roads that look like pure invention. From the inside, quarries regain their specific weight and pass on a potent suggestion, almost sacred in a certain way. Practically quarries are completed structured spaces, organized in planes, where the working core is clearly separated from potential expansion zones. By the virtue of this planning and the width of most quarries, these spaces seem an extract from the town, a sort of little metaphysical town that grows up in the process of subtracting. And over this town, in the sunniest days, the compact mass of the sky becomes dark clashing with the lightness of the marbles, fulfilling the emptiness of the rest.